La Finestra sulla Crisi Libica: 25-02-2011

Libia. Lombardo: Non si sa nulla di centinaia di siciliani – Sappiamo dei due docenti palermitani bloccati in Libia e di cui non si hanno notizie da alcuni giorni, ma sappiamo anche di centinaia di persone di cui non si sa nulla, se sono vivi o morti, se hanno lasciato il paese. Lo so personalmente perche’ ci sono familiari di miei conoscenti che lavorano in Libia e di cui non si sa piu’ nulla. Lo ha detto il presidente della Regione Siciliana, Raffaele Lombardo parlando con i giornalisti a margine di una conferenza stampa. Non si sa se sono finiti in Tunisia o in Marocco – ha detto – o se sono ancora in vita.

Julian Assange deve essere estradato in Svezia. Lo ha deciso il giudice inglese Howard Riddle e ora all’avvocato difensore non resta che presentare appello entro una settimana. Obiettivo: dimostrare che nel Paese scandinavo Assange non avrebbe un processo equo. Ma a questo punto le speranze che la corte britannica cambi idea sono poche. La notizia arriva mentre WikiLeaks è nel pieno della pubblicazione di cable riguardanti la Libia. Mentre il Paese brucia, Internet va a singhiozzo e diversi Stati – fra cui il nostro – iniziano a prendere le distanze dal vecchio dittatore, WikiLeaks dimostra come le ruberie avvenissero alla luce del sole da anni. I diplomatici americani, nei loro dispacci, raccontano una terra dove tutto è lecito se fatto da chi ha in mano il potere: corruzione, intimidazioni, nepotismo, guerre intestine fra i membri del clan Gheddafi. Sullo sfondo, il petrolio, che a quanto pare ha arricchito la famiglia del colonnello ben più del consentito.

LA FAMIGLIA – Gheddafi ha sette figli, che si sono distinti negli anni per stranezze di ogni tipo. Dopo il capodanno del 2009 qualcuno scrisse che Saif al Islam, il secondogenito, aveva pagato di tasca sua un milione di dollari per far cantare quattro canzoni a Mariah Carey. Lui non smentì tutta la vicenda, semplicemente raccontò che a pagare era stato il fratello più piccolo, Muatassim, consigliere della sicurezza nazionale. Lo stesso che, secondo un cable di WikiLeaks, pretese 1,2 miliardi di dollari dal presidente della società petrolifera nazionale della Libia. Lo scopo ufficiale? Non certo pagare cantanti hollywodiani, ma organizzare una milizia personale. Mossa fondamentale, si legge nei dispacci, perché avrebbe permesso a Nuatassim di tenere il passo con un altro fratello, Khamis, già comandante di un suo gruppo di forze speciali. Ognuno con il suo piccolo esercito, insomma. Ognuno con il proprio orticello, ma tutti – scrive un diplomatico americano nel lontano 2006 – si suppone abbiano ricavi personali dal National Oil Company (la società petrolifera nazionale) e dai servizi petroliferi consociati. Un altro dispaccio è decisamente più esplicito e svela che i figli di Gheddafi utilizzavano il Noc come banca personale. Il piu’ giovane dei figli di Muammar Gaddafi, Saif al-Arab, si e’ unito alla rivolta contro il regime guidato dal padre per 41 anni. E’ quanto scrivono oggi i media iraniani. L’agenzia di stampa Irna precisa che Saif al-Arab era stato inviato dal padre per aiutare le forze di sicurezza a reprimere i manifestanti pro-democrazia nell’est della Libia, ma una volta giunto a Bengasi si sarebbe unito ai rivoltosi. Considerato quello con il profilo piu’ basso tra i figli di Gheddafi, Saif al-Arab ha anche dichiarato che suo padre potrebbe suicidarsi o rifugiarsi in America Latina. Secondo quanto scrive Press Tv, Saif al-Arab avrebbe avuto l’appoggio di truppe da combattimento ed equipaggiamento militare per rafforzare la rivolta.

IL PETROLIO – Ma in che modo i Gheddafi traevano profitto dal petrolio libico? Un dispaccio riportato dalla Reuters rivela le forti pressioni del governo di Gheddafi sugli Stati Uniti e su altre compagnie petrolifere per finanziare la Libia con 1,5 miliardi di dollari. Secondo il cable i funzionari libici dissero a varie società straniere (tra cui l’ Eni) che, nel caso non avessero voluto contribuire, la Libia sarebbe stata constretta a riconsiderare il rapporto. Un’eventualità che, almeno in Italia, ha sempre fatto paura. Tra gangster la chiamano estorsione. Il diplomatico americano si limita a scrivere che uno dei presenti si lamentò dicendo che la pressione si era trasformata in coercizione.

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