Il porto di Palermo è cosa nostra

Vi proponiamo integralmente l’articolo apparso sul settimanale Espresso di Repubblica all’indirizzo http://espresso.repubblica.it/dettaglio/il-porto-di-palermo-e-cosa-nostra/2138867 che ha sconvolto l’opinione pubblica e che ha tanto fatto discutere politici e cittadini anche a Termini Imerese.

Le famiglie hanno messo le mani su una delle società più importanti che opera nello scalo di Palermo. Ma se le autorità intervengono si rischia la paralisi.

Ci sono le mani di uomini delle cosche mafiose nell’assistenza alle navi crociera, ai passeggeri e nella gestione delle merci al porto di Palermo. Un affare da decine di milioni di euro l’anno che si sviluppa sui moli del bacino siciliano. Questi affiliati a Cosa nostra oggi sono diventati imprenditori, ma hanno speso gli ultimi decenni fra le aule giudiziarie in cui venivano processati, le carceri in cui hanno trascorso parte della loro vita e infine la prima impresa portuale della Sicilia di cui sono diventati soci. La società inquinata dai mafiosi, secondo i documenti di cui è entrato in possesso L’espresso , è la New Port spa che ha sempre avuto e continua ad avere un ruolo importante nel mondo portuale, in particolare a Palermo e Termini Imerese, a cui l’Autorità portuale, presieduta dall’ingegnere Nino Bevilacqua, ha affidato compiti professionali con precise direttive. Un incarico che ha permesso alla New Port di fatturare nel 2008 dodici milioni e mezzo di euro. Numeri importanti per l’economia della città che da tempo cerca di avviare le attività imprenditoriali su un percorso di pulizia. L’Autorità portuale ha imposto direttive ferre alle imprese. Per questo motivo Bevilacqua ha firmato un protocollo di legalità che non lascia spazi a dubbi non solo per quel che riguarda gli appalti ma anche per le concessioni. Ma nessuno sembra voler guardare cosa c’è dietro questa impresa. Infatti, nel caso in cui la Prefettura guidata da Giuseppe Caruso, viste le relazioni e i precedenti penali dei soci, dovesse rilasciare una informativa antimafia interdittiva, l’Autorità portuale dovrebbe revocare la concessione della gestione dei servizi portuali. Una scelta non semplice, fanno notare a L’Espresso alcuni investigatori, per i gravi riflessi negativi che si avrebbero nel funzionamento del porto, a meno di non sostituire l’azienda con un’altra società capace di subentrare, in tempi brevi, nello svolgimento delle attività. Scorrendo i 209 soci dell’impresa (gran parte dei quali svolgono anche prestazioni lavorative come dipendenti a tempo indeterminato), si scoprono personaggi indicati come appartenenti a Cosa nostra o altri direttamente legati ai boss. Tutto ciò fa pensare agli investigatori che ci sia la concreta possibilità che la New Port possa subire il condizionamento dei clan: il presupposto che potrebbe far negare la certificazione antimafia e cancellare ogni contratto con la pubblica amministrazione. L’espresso ha ricostruito i passaggi giudiziari che riguardano alcuni soci ed è emerso come in passato siano state avviate indagini patrimoniali, discusse davanti ai giudici della sezione misure di prevenzione del tribunale di Palermo, che hanno disposto il sequestro di quote. Tra chi detiene azioni della New Port ci sono infatti: Girolamo Buccafusca, già condannato per mafia perché ritenuto il capo della famiglia di Palermo centro; i cugini Nino e Antonino Spadaro delle famiglia di Corso dei Mille; Giuseppe Onorato, vicino ai mafiosi Rosario Riccobono e Giovanni Graziano della famiglia di Partanna Mondello, fratello del collaboratore di giustizia Francesco Onorato, il sicario della mafia che ha confessato più di trenta omicidi fra cui quello dell’eurodeputato Salvo Lima. E poi ancora Maurizio Gioè, Ferdinando Parrinello, Francesco Abbate e Benedetto Messina, tutti finiti in indagini sui clan. Questa situazione, per gli investigatori, potrebbe determinare una scarsa trasparenza nella gestione e nell’esecuzione delle gare d’appalto per il nuovo Piano regolatore che prevede di realizzare nel porto opere strutturali per circa 170 milioni di euro.

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