Il piano della Severino taglia tribunali e carceri

Spero che ne avremo dei vantaggi. La riduzione e la distribuzione delle spese dovrà andare a vantaggio dei settori dove c’è maggiore necessità». Così la ministra Paola Severino difende la «sua» spending review che al ministero della Giustizia fa rima con taglio delle sedi minori. «La concentrazione porterà all’eliminazione di alcuni tribunali al di sotto del livello medio di efficienza. Abbiamo fatto lo stesso con le carceri». Ed è quanto ha appena spiegato in Parlamento il nuovo commissario straordinario, il prefetto Sinesio: fare a meno di 220 milioni di euro rispetto al vecchio Piano Carceri, ma costruire solo nuovi padiglioni e arrivare a 11573 posti in più (2273 più del previsto).La ministra Paola Severino l’ha detto spesso: «Non possiamo più permetterci di tenere aperti tremila uffici giudiziari». Tanti sono in Italia gli uffici dove si fa giustizia tra giudici di pace, tribunali, sezioni distaccate, corti d’appello e Alte corti. Di qui una drastica sforbiciata. Scompariranno 37 tribunali minori, 160 sezioni distaccate, 674 uffici dei giudici di pace per un risparmio previsto di 108 milioni di euro.E non c’è solo la questione delle sedi. La ministra Severino ha appena prospettato all’Avvocatura generale dello Stato l’ipotesi di una gara unica nazionale per il servizio delle intercettazioni. Noleggiando le macchine (nonché software e personale) in un’unica soluzione, pensa di risparmiare 200 milioni di euro ovvero la metà di quanto si spende per il noleggio. Ora è in attesa del parere formale dell’Avvocatura.La revisione delle sedi giudiziarie non sarà affatto una passeggiata, però. Il ministero si trova a dover fronteggiare la sollevazione degli enti locali, dei sindacati e degli avvocati. L’Organizzazione unitaria dell’avvocatura ha appena approvato un documento molto critico. «Va anzitutto osservato – spiega il presidente Maurizio De Tilla – che la ricerca di un presunto (e non veritiero) risparmio e i tagli alla spesa prevalgono sull’efficienza e su una visione complessiva di riorganizzazione della macchina giudiziaria».Anche i sindacati sono in fermento. Si profila un travaso da una sede all’altra di 1944 giudici di pace e di 950 magistrati ordinari, nonché di 7914 unità del personale amministrativo. Se questo processo per il ministero è «virtuoso» perché permetterà di spalmare meglio i carichi di lavoro sul personale, per quest’ultimo è una iattura che prevede solo pendolarizzazione nell’ambito provinciale. Sostiene dunque Nicoletta Grieco, Cgil-Funzione pubblica: «La riforma rientra in una politica che di fatto toglie progressivamente lo Stato dal territorio in una astratta logica di risparmio».Ora la palla è al Consiglio superiore della magistratura e al Parlamento. Se la riforma vedrà la luce, avremo tribunali con un organico minimo di 28-30 magistrati, un bacino medio di 360 mila abitanti ciascuno, e un carico di lavoro abbastanza equilibrato. Cadranno soprattutto le sezioni distaccate. Su queste, il giudizio del ministero della Giustizia è severo: «Si sono rivelate produttrici di inconvenienti».

Giusto per fare qualche esempio, in Sicilia, Mistretta, Nicosia sarà ridimensionata a sezione distaccata, Caltagirone, Avola, Modica, Sciacca, Marsala, Termini Imerese, Sant’Agata di Militello, Taormina, Cefalù, Bagheria, forse Partinico.

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