Giuseppe Lumia non sarà candidato alle elezioni Europee. Il Pd non lo includerà nelle liste per il parlamento di Bruxelles. Una “certezza” che ne fa vacillare diverse. Con ricadute pesanti su un rimpasto che adesso appare in alto mare.
Il Pd non candiderà Lumia. Tanto trapela dalle stanze dei bottoni dei democratici e con il crisma della certezza. E la decisione era apparsa già inevitabile in occasione della relazione del segretario regionale Fausto Raciti. Una scelta che oggi trova ulteriori conferme nell’ambiente dei democratici siciliani. E che trova il suo fondamento nello Statuto del Pd. No a chi ha già sulle spalle almeno tre mandati. Nessuna deroga, stavolta.
La corsa di Lumia avrebbe comportato anche altro genere di problemi interni al partito. C’è, ad esempio, una questione di posti, e di equilibri geografici, di correnti e di genere. In pratica, i posti in lista sono otto: due andranno a candidati sardi, un uomo (quasi certamente l’ex presidente della Regione Renato Soru) e una donna. Gli altri sei andranno ai siciliani, e dovrebbero essere quattro uomini e due donne. Uno dei quattro uomini sarà Antonello Cracolici, per l’area Cuperlo, un altro sarà l’ex segretario Giuseppe Lupo (o un suo candidato) per Areadem, il terzo è Marco Zambuto per i renziani. Resta un solo posto e Lumia sarebbe il terzo candidato su quattro targato Palermo, una scelta che avrebbe suscitato qualche mugugno. Non solo: Lumia, che al congresso nazionale sostenne Matteo Renzi, verrebbe computato come secondo candidato della corrente guidata da Davide Faraone, e anche questo potrebbe dare qualche problema di equilibri interni.
Qualche segnale di mal di pancia verso i nuovi azionisti di maggioranza del partito in Sicilia c’è già stato. La scelta di Marco Zambuto per la presidenza dell’assemblea del partito, ad esempio, ha spiazzato qualcuno, vista anche la storia politicamente variopinta del sindaco di Agrigento, che è approdato al Pd solo da qualche mese, dopo aver militati in altri partiti ed essersi mosso quasi sempre nel campo politico del centrodestra. Non tutti l’hanno presa bene. “Se sei un politico che cambi casacca, se non hai ideali, vieni nel Pd, avrai un incarico importante”, ha scritto ieri a caldo su Twitter, senza fare nomi, il lettiano Pino Apprendi.
È in questo contesto, insomma, che la corsa del senatore termitano si ferma. Prima di partire. Malgrado l’annunciato sostegno dei movimenti satelliti di Crocetta, cioè Megafono, Drs e quasi certamente Articolo 4. Ma proprio il sostegno dei partiti di maggioranza a Lumia, entrava in una partita più ampia, nonostante le smentite del governatore Crocetta che precisa: “Le questioni del governo regionale e delle elezioni europee non sono collegate”. In realtà, l’ingresso in giunta delle forze politiche sorte durante questa legislatura era stato in qualche modo ricambiato dal sostegno al senatore vicinissimo a Crocetta (che avrebbe potuto schiudere anche le porte di Palazzo Madama a Nicolò Marino in base a uno schema che Antonio Presti ha fatto saltare). Non a caso, il lancio ufficiale della candidatura di Lumia è avvenuto proprio in occasione di un convegno dei Democratici e riformisti di Totò Cardinale. Prima ancora che ne fosse messo a conoscenza lo stesso segretario regionale. Un fatto “di forma”, certo, ma che – stando ai ben informati – avrebbe “nella sostanza” infastidito molto Fausto Raciti.
Ma il problema, ovviamente, non riguarda la sfera personale. Parla lo statuto del partito. E su questo, la nuova classe dirigente democratica non sembra avere alcuna voglia di transigere, dopo le deroghe già ottenute in passato da Lumia. E le nuove tensioni tra il Pd e il governatore (il “caso Lumia” è solo una delle declinazioni dello scontro in atto), si riverseranno probabilmente su altri tavoli. A cominciare da quello del rimpasto. Raciti, che nel frattempo ha proposto all’area socialista rappresentata all’Ars oltre che dal deputato del Megafono Oddo anche dal vicepresidente Venturino – che negli ultimi giorni avevano lamentato uno scarso coinvolgimento nelle scelte della maggioranza – una sorta di ‘patto federativo’, insiste infatti per “ripartire da zero”. E costruire così il nuovo governo. L’Udc gli dà man forte in questo senso. “I partiti – ha commentato però il governatore, laconico – se vogliono, possono azzerare la loro compagine. Non possono certamente impormi di cacciare tutti gli assessori”. Ma anche su questo punto, i democratici sono stati infastiditi da alcune interlocuzioni di Crocetta. Che avrebbe usato un linguaggio diverso – ad esempio sul tema dell’ingresso dei deputati in giunta – per ogni forza politica incontrata durante i cosiddetti “colloqui bilaterali” dei giorni scorsi. E’ facile prevedere che, se il disco rosso a Lumia resterà tale, la partira del rimpasto si complicherà non poco. Senza contare che un’altra vicenda, quella riguardante i direttori generali della Sanità, è ormai evidentemente usata all’interno di questo “gioco” che si svolge tra Palazzo d’Orleans e le liste europee. Un gioco di rivendicazioni, conflitti e dubbi. Ma che oggi, ha una certezza in più: il senatore Beppe Lumia, alter ego politico del governatore, non sarà candidato alle elezioni europee.
Il Pd non candiderà il sen. Lumia alle europee.
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