Cari ragazzi miei,
in questo nuovo e antico inizio d’anno, mi piace pensarvi in una grande Officina operosa, intenti a imparare parole, imbattervi in storie, svelare gli enigmi di questo nostro magnifico e terribile mondo.
Cosa augurarvi di più?
Che possiate ri-sentire delle parole, fino a ri-conoscere di avere “bisogno di possederle” davvero…per “ascoltarvi”, “descrivervi”, “esprimervi” liberamente.
Nella vita di ogni giorno non dovremmo mai dimenticare di essere in dialogo senza fine innanzitutto con noi stessi. Se non troviamo le parole che aprono alla vita interiore, ci rimarranno solo parole banali, che difficilmente ci consentiranno di nutrire il dialogo con gli altri.
Che possiate ri-sentire delle storie in cui vi addentrerete, per ri-conoscere l’empatia, la simpatia che affiora in voi per i personaggi che nelle storie praticano, a dispetto di tutto, il bene.
Che ri-sentiate del mondo, che ne veniate toccati nel profondo, per ri-conoscere lo spalancarsi del vostro animo di fronte alla sua bellezza, ma anche alle sue piaghe più profonde, e accusarne la sofferenza e insieme il desiderio di fare qualcosa per sanarle.
Che ri-sentiate la profondità e l’unicità della vostra umanità, fino al punto che, quando vi capiterà di sentirvi soli, non corriate il rischio di uniformarvi all’idea del più ganzo, di unirvi alla voce del più forte…
Che possiate svolgere l’unico vero grande compito, che è imparare a stare con voi stessi, per poterci accogliere dentro il mondo!
Abbiate fiducia, perché solo in grammatica “Uomo” è nome comune.







