Dovevano essere un brillante futuro, ma si sono trasformate in un asfissiante presente. Le auto elettriche adesso, dopo aver portato il mercato a un passo dal collasso, minacciano anche i lavoratori e l’intero settore della componentistica. Ma tornare indietro adesso potrebbe essere troppo tardi. Le previsioni per il futuro sono catastrofiche, ma sulla Cina, il 2035 e le imposizioni dell’Unione europea…
Osservando il (triste) andamento del mercato delle quattro ruote europeo, ma soprattutto italiano, siamo arrivati a un punto in cui è possibile affermare con grande certezza, e con assoluta onestà, che le auto elettriche non hanno avuto quel grande successo che tutti, o quasi, si aspettavano. Insomma, questi veicoli ecologici e a zero emissioni avrebbero dovuto cambiare le nostre abitudini, migliorandole, rivoluzionare la mobilità e abbattere le emissioni. Beh, non è successo nulla di tutto ciò, e adesso, dopo le grandi imposizioni volute dall’Unione europea negli anni scorsi, ci troviamo ad analizzare quello che sembra assumere i tratti di un grande, colossale fallimento; ma le conseguenze non sono mica finite qui. Già, perché secondo quanto riportato da Carlo Cambi su la Verità, “accecata dal miraggio verde l’Europa è finita in un vicolo senza uscita”, e adesso, per il consulente strategico del ministro della difesa Gianclaudio Torlizzi, adesso “si rischia di distruggere un intero comparto industriale e di obbligare gli Stati a spese fuori controllo”. Sintetizzando il pensiero dell’esperto: “Andare avanti costa moltissimo, tornare indietro è insostenibile”. E adesso il 2035, anno in cui l’intero parco auto del Vecchio continente dovrebbe diventare elettrico al cento per cento, si è trasformato una sorta di minaccia che mette con le spalle alle spalle al muro produttori, cittadini, e gli stessi Paesi. Insomma, si legge ancora sul quotidiano, la messa al bando dei motori termici “ha messo in gravissima crisi la prima industria del continente: quella dell’auto”.







