Fiat Mirafiori esempio della crisi dell’auto europea. La soluzione? Chiudere

La Mirafiori come esempio della crisi dell’industria automobilistica europea. E’ l’analisi del Wall Street Journal, secondo cui il grave errore della Fiat – come delle altre case automobilistiche del vecchio continente – è stato uno solo: non seguire il modello americano. Ovvero, non tagliare i ‘rami secchi’ e chiudere tutte le fabbriche poco produttive.

L’articolo – intitolato “Dipendenti Fiat pagati per stare a casa” (e centrato sul funzionamento della cassa integrazione) – trova spazio nella homepage dell’edizione online del quotidiano statunitense. La Cig e la condizione dei dipendenti del Lingotto, però, sono solo lo spunto per una più ampia riflessione sullo stato dell’automobile europea. “Un tempo stella dell’industria manifatturiera italiana – si legge nel testo -, la sottoutilizzata e sottofinanziata fabbrica di Mirafiori oggi incarna tutto ciò che è andato storto nell’industria automobilistica europea”.

Dopo aver elencato i numeri della crisi, il Wall Street Journal prova a individuarne le cause. E scrive: “Né la Fiat né altre case europee hanno seguito l’esempio americano ed effettuato i massicci tagli necessari a portare la produzione in linea con i valori della domanda in caduta libera”. Quale sia questo modello da imitare è presto detto. “Nel corso della crisi finanziaria del 2008 – spiega il quotidiano statunitense – in America 18 fabbriche automobilistiche sono state chiuse. Molte di queste come parte del piano governativo di ristrutturazione della General Motors e del Gruppo Chrysler, la cui maggioranza oggi è di proprietà proprio di Fiat”. Il Lingotto, invece, “dopo la chiusura di uno stabilimento in Sicilia nel 2011 (il riferimento è a Termini Imerese, ndr), ha evitato ulteriori chiusure”. Tra il 2007 e il 2014 in Europa sono state chiuse ‘solo’ sei fabbriche: “Non abbastanza per colmare il gap fra produzione e domanda”.

Un grave errore di valutazione, secondo il giornale. Perché “in Europa i dati sulle vendite sono così negativi che meno della metà delle fabbriche opera al minimo della capacità (pari al 75%) necessaria a chiudere in pareggio“. Una situazione insostenibile per le logiche di profitto: “Le case automobilistiche europee perdono miliardi di dollari continuando a mantenere fabbriche e dipendenti di cui non hanno più bisogno“.

Il Wall Street Journal si sofferma sulle misure alternative adottate dalle case europee per combattere la crisi: dismettere la produzione di vecchi modelli, mettere migliaia di dipendenti in cassa integrazione, investire nei mercati emergenti. Provvedimenti comunque insufficienti ad invertire la tendenza negativa, se è vero che ”nessuna di queste case prevede di chiudere in pareggio, almeno fino al 2015″, come rileva Abbas Ali Quettawala, analista per Sanford C. Bernstein. E stante queste condizioni, le prospettive restano cupe.

“La Fiat – ricorda il Wsj – impiega in Italia oltre 40mila dipendenti. Ma per il momento ha sospeso gli investimenti nel Paese, lasciando nel limbo la fabbrica di Mirafiori”. E, con essa, migliaia di lavoratori.

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