Fiat/ Il piano Fabbrica Italia è morto. Morgan Stanley vede nero nel futuro del Lingotto

La recessione in arrivo in Europa peserà sulle vendite auto almeno fino al 2014, mandando all’aria i progetti di Sergio Marchionne. La Fiat continuerà a fare soldi in Brasile (ma meno che in passato) e con Chrysler, mentre per le attività europee e, nel 2012, per l’Alfa Romeo i conti potrebbero chiudersi in rosso. Per Morgan Stanley, di cui Affari è entrata in possesso di un report sul Lingotto dove gli analisti tagliano giudizio, stime e target price sul titolo, il progetto Fabbrica Italia sembra morto. E così le azioni vanno in sofferenza in Borsa dove a metà giornata perdono l’1,5% a 3,766 euro per azione ordinaria nonostante il leggero rialzo dell’indice Ftse Mib (+0,31% alle 12.30).

Sebbene si dicano fiduciosi che il gruppo possa superare anche un’eventuale nuova recessione in Brasile (dove si prospetta un 2012 decisamente meno brillante degli ultimi anni) e in Europa (la riduzione della leva finanziaria, processo che proseguirà per alcuni anni, rischia infatti di deprimere le vendite di autovetture almeno sino al 2014), il nuovo scenario ha dei costi.

In particolare è prevedibile un ulteriore rinvio degli investimenti al fine di preservare per quanto possibile i flussi di cassa, investimenti che dunque (escludendo Chrysler) potrebbero ridursi a meno di 15 miliardi dai 20 preannunciati nel piano industriale 2010-2014. Piano che, a questo punto, andrebbe in buona parte riscritto, anche perché minori investimenti significano minore capacità per il gruppo di competere con concorrenti meglio capitalizzati. Volskwagen, per fare un esempio, rischia secondo Morgan Stanley di poter investire oltre il triplo di Fiat in ricerca e sviluppo nei prossimi cinque anni, il che non potrà non avere conseguenze anche in termini di credibilità del gruppo agli occhi degli investitori di rappresentare una scommessa vincente a medio-lungo termine.

Dal canto suo, Chrysler, che ha già sorpreso due volte (con un recupero di mercato più ampio e veloce di quanto atteso e con l’esercizio più veloce e a un costo minore delle attese delle opzioni in mano a Fiat per crescere nel capitale del terzo produttore statunitense), difficilmente potrà offrire una terza significativa sorpresa l’anno venturo. Gli esperti, che temono semmai un recupero di quote sul mercato dell’auto a stelle e strisce da parte dei produttori giapponesi e una più accesa concorrenza da parte dei produttori europei e statunitensi.

Se il 2012 rappresenterà un anno perso per il completamento del disegno della grande Fiat tanto caro a Marchionne, col probabile slittamento anche dei discorsi relativi alla fusione Fiat-Chrysler e all’Ipo di quest’ultima oltre che alla possibile cessione di Magneti Marelli o ad un’Ipo di Ferrari), il prevedibile aumento del costo dell’indebitamento netto (visto in crescita verso i 6 miliardi di euro per Fiat Auto) e il minor valore apportato da Chrysler (su cui peseranno maggiori oneri legati ai versamenti al fondo pensione dei dipendenti e multipli ancora inferiori a quelli dei concorrenti) inducono gli esperti alla prudenza in termini di valutazioni.

Così nonostante da inizio anno il titolo Fiat non si sia mosso molto differentemente da altri concorrenti, l’azione sembra all’improvviso cara agli analisti almeno in termini di multipli sul 2012. Anno in cui secondo le stime di Morgan Stanley il trading margin (utile operativo) di Fiat Europe dovrebbe essere negativo per poco più dell’8%, dato destinato a ridursi ad un -3,5% nel 2013 e a tornare vicino alla parità nel 2014. Meno problematica la situazione di Alfa Romeo, che rischia di segnare un trading margin negativo del 3% l’anno venturo e veder poi un modesto progresso nei due anni successivi (con margini attorno all’1% e al 2% rispettivamente).

Nel frattempo la Fiat continuerà a fare soldi in Brasile, ma sempre meno (il trading margin dovrebbe passare dall’8,5% al 7% per toccare il 6% alla fine del prossimo triennio) e più moderatamente in America tramite Chrysler (trading margin in lieve crescita tra il 3% e il 4% nel triennio). Una campana a morte per il progetto Fabbrica Italia? Morgan Stanley sembra esserne convinta.

0
HeartHeart
0
HahaHaha
0
LoveLove
0
WowWow
0
YayYay
0
SadSad
0
PoopPoop
0
AngryAngry
Voted Thanks!

Commenti

commenti