Mercoledi 9 febbraio u.s. la redazione di TeleTermini ha pubblicato un servizio inchiesta sulla produzione industrile di CSS ad opera di un’azienda che da diversi anni ormai si è stabilita nell’agglomerato industriale imerese impegnata nel recupero dei RSU non organici. In particolari questo servizio inchiesta racconta della nuova iniziativa imprenditoriale che recupera dallo scarto della prima differenziata della plastica, che prima veniva portata in discarica, oltre il 90% creando CSS (Combustibile Solido Secondario).
Dal punto di vista tecnico e pratico non è corretto definire il Combustibile Solido Secondario (CSS) semplicemente un rifiuto. Tale combustibile, infatti, deriva da una serie di particolari trattamenti fisici e meccanici del rifiuto solido urbano indifferenziato (RSU), che avvengono a valle della raccolta differenziata, accrescendone il valore e rendendone possibile un impiego, quale apportatore di calorie in un sistema di combustione, il cui scopo non è l’incenerimento di un rifiuto, ma la fabbricazione di un prodotto (cemento). Tanto ne consente un utilizzo, che è alternativo allo smaltimento in discarica e all’incenerimento e sfrutta un processo di combustione comunque esistente con finalità produttive.
Con la produzione di CSS non si conferisce in discarica o in termovalorizzatori oltre il 90% del rifiuto indifferenziato e si crea un combustibile che inquina molto meno.
Non vogliamo tessere le lodi del CSS ma riteniamo corretto raccontarvi quello che succede nel nostro territorio senza filtri e senza pregiudizio come nello stile di questa WebTV.
Sabato 12 febbraio abbiamo ricevuto un comunicato stampa dal Comitato Città Porto (che sotto riportiamo integralmente) e come nostra consuetudine abbiamo cercato di capire a cosa si riferisse. Compreso che riguardava il prodotto narrato nel servizio pubblicato il 9 febbraio, abbiamo cercato repliche dalle parti coinvolte direttamente e indirettamente dal comunicato: oggi pubblichiamo di seguito, la replica del Partito Democratico, condiviso anche dall’amministrazione comunale.
Movimentazioni nel porto di Termini Imerese: nota informativa del Partito Democratico
In merito ad alcune informazioni fuorvianti circolate nelle ultime ore in città, chiariamo alcuni aspetti, alla luce di quanto fino ad adesso si sa.
Punto 1) – L’Adsp ha indetto il 20/1 una conferenza dei servizi avente ad oggetto “Operazioni di imbarco e sosta tecnica di balle filmate, contenenti rifiuti non pericolosi, destinate al successivo imbarco su nave commerciale presso il porto di Termini Imerese”. Ciò a seguito di una istanza di autorizzazione avanzata dalla Caldara srl, ditta termitana di spedizioni portuali che opera da tanto tempo nel porto. Da quel che scrive l’Adsp “si tratta di autorizzare , per un periodo massimo di tre giorni, la sosta tecnica, in ambito portuale, di circa 3 mila tonnellate di rifiuti speciali non pericolosi (codici CER 19.12.12 e 19.12.10) contenuti in balle preslingate e filmate, per il successivo imbarco su nave”. La ditta Caldara specifica che per il codice Cer 19.12.12 si tratta di plastiche e per il codice CER 19.12.10 di plastiche e tessuti. I rifiuti confezionati in balle provengono dalla Rekogest, ditta che da anni opera nella zona industriale di Termini Imerese con diversi stabilimenti e lavora rifiuti non organici provenienti da raccolta differenziata di RSU, che vengono avviati a successive fasi di lavorazione o smaltimento. Va chiarito che una recente norma (decreto legislativo 116/2020) ha disposto che il deposito di rifiuti nell’ambito di attività intermodale di carico e scarico anche all’interno dei porti, non rientra nelle attività di stoccaggio, purché il deposito non superi il termine finale di 30 giorni e che i rifiuti siano imbarcati entro sei giorni dal deposito.
Punto 2) – L’Amministrazione comunale di Termini Imerese, attraverso i propri uffici ha formulato una lunga serie (tre pagine) di rilievi, considerazioni e quesiti rivolti all’Adsp e agli altri enti e soggetti coinvolti, tesi ad accertare, tra l’altro e con adeguata documentazione probante, quali siano i presupposti tecnici e di legge, i procedimenti autorizzatori intervenuti, la caratterizzazione dei rifiuti, come verrà assicurato che saranno pienamente rispettate le norme vigenti in materia di tutela ambientale, di igiene e di salute pubblica, se i rifiuti saranno depositati in aree coperte e custodite.
Punto 3) – Non vi è dubbio che la movimentazione e lo stazionamento dei rifiuti, anche quelli non organici e non pericolosi, pongono problemi di impatto sul territorio e presentano rischi per i possibili inquinamenti, per gli incendi e per il rischio chimico. Va quindi preteso che queste attività avvengano nel rispetto delle disposizioni di tutela e che tali misure vadano adeguatamente rafforzate, ad esempio pretendendo che i rifiuti, ancorché imballati si muovano e stazionino in ambienti chiusi: container, capannoni che è necessario e possibile realizzare sulle banchine di un porto (anche strutture mobili). Nel caso che ci occupa, tuttavia, è assurdo richiamare le tragiche ecoballe della Campania che, notoriamente, provenivano da raccolta indifferenziata e contenevano di tutto, anche organico.
Punto 4) – Tutti noi siamo fieri sostenitori della raccolta differenziata dei rifiuti e della economia circolare che utilizza i rifiuti come materia prima seconda. Si tratta di attività complesse che, per ovvi motivi, non si realizzano tutte nello stesso luogo. Da qui la necessità di movimentare i rifiuti, almeno nelle fasi di raccolta e conferimento e nelle fasi di utilizzo e destinazione finale. Camion, treni, navi, per ognuna di queste modalità di trasporto si pongono problemi di impatto che vanno individuati e risolti.
Punto 5) – La banchina indicata su cui si effettuerebbero le operazioni è il molo trapezoidale. Questa banchina nel Piano regolatore del porto vigente è destinata alle attività commerciali. La proposta formulata dall’Adsp la destina ad attività commerciale così come le varie proposte emerse nel dibattito cittadino.
Comunicato del Comitato Città Porto:
Lo scorso 22.01.22 è pervenuta, da parte dell’Autorità di Sistema Portuale, la convocazione di una conferenza di servizi sui cui contenuti il Comune dovrà esprimere un parere entro 45 giorni. Il parere riguarda un procedimento che vedrebbe “operazioni di imbarco e sosta tecnica di balle filmate contenenti rifiuti non pericolosi destinate al successivo imbarco su nave commerciale presso il porto di Termini Imerese“. La sosta tecnica interesserebbe 1.000 tonnellate giornaliere di rifiuti per una durata fino a sei giorni. Sembra che l’area portuale prescelta sia quella compresa tra il molo trapezoidale e la banchina di riva, quindi a poche decine di metri dalla zona residenziale di via C. Colombo e a poche centinaia di metri dal centro storico e dal Parco Termale.
Le “ecoballe” in questione sono state definite da molte organizzazioni ambientaliste: poco “eco” e molto “balle”, in quanto spesso si sono scoperte piene di rifiuti triturati chiusi in buste di plastica. Per norma, invece, dovrebbero essere costituite da combustibile solido secondario (CSS), derivato dalla lavorazione dei rifiuti urbani con l’eliminazione delle parti non combustibili e delle materie organiche. Tuttavia, nel caso del nostro territorio, in assenza di impianti autorizzati alla gestione dei rifiuti, il CSS “imballato” non perde la caratteristica di rifiuto. Ciò significa che nella fase di stoccaggio e di carico si possono manifestare emissioni odorigene nocive, causate dal possibile deterioramento della pellicola delle “balle”. A tali criticità si sommano anche i danni ambientali derivanti dal traffico continuo di autocarri e, in ultimo, anche i potenziali pericoli ambientali per possibili sversamenti in mare di rifiuti.
A tale riguardo è ancora nella memoria collettiva il ricordo delle ecoballe che hanno caratterizzato la crisi dei rifiuti della Campania, ma è ancora più vivido il disastro provocato a ridosso della costa di Follonica per lo sversamento in mare di 56 tonnellate di ecoballe ad opera di operatori marittimi senza scrupoli.
Questa iniziativa dell’Autorità di Sistema Portuale conferma gravemente tutte le preoccupazioni e le perplessità che in questi mesi hanno caratterizzato il dibattito sulle sorti del porto di Termini Imerese. Come è noto questo Comitato si è battuto contro i tentativi dell’Autorità Portuale di stravolgere il vigente PRP che assicurerebbe uno sviluppo sostenibile del porto.
La questione è ancora aperta. Il tentativo dell’Autorità di Sistema portuale di disporre pienamente del porto, ancor prima che vengano approvate le necessarie varianti, costituisce una prova di forza contro la città di Termini e contro i cittadini che si sono battuti e continuano a battersi per assicurare al nostro porto uno sviluppo sostenibile.
Oggi l’iniziativa ancora in campo da parte di questo Comitato è rappresentata dalla raccolta firme per indire una Assemblea pubblica che metta in evidenza le criticità della proposta di variante dell’Autorità di Sistema Portuale e, nello stesso tempo, delinei una alternativa che ponga le attività commerciali nell’area meridionale del porto, quindi più lontano possibile dall’abitato, e collochi il porto turistico a nord, in contiguità con il parco termale e il centro storico.
Oggi è fondamentale che tutte le componenti sociali e politiche della città siano concordi nel respingere questo tentativo dell’Autorità di sistema portuale.
Lanciamo un appello all’Amministrazione comunale perché adotti quanto di propria competenza per scongiurare questo evento.
Lanciamo un appello a tutti i cittadini perché contribuiscano con la raccolta di firme che sarà organizzata Domenica 13, alle ore 10,30 in Piazza Duomo.







