“E’ ora di andare al cinema” rassegna cinematografica dell’ass. “Il Segno”

Comunicato Stampa

In questo tempo di vacanze si ridesta in noi l’ aspettativa quasi ingenua di vivere in modo utile e bello il tanto atteso e agognato “tempo libero”, per poi rischiare di ricadere nella inerzia e nel lamento. Vogliamo dunque condividere con chiunque vorrà partecipare la visione di cinque film chiave, per bellezza e attualità, nel tentativo di continuare a rispondere ad una domanda che ci pare decisiva e che è stata il fil rouge degli incontri e gesti proposti durante quest’anno:
in un tempo di crisi e confusione, che aizzano quella già naturale fragilità umana, dove l’evidenza più convincente sembra essere la moda, c’è ancora possibilità per la persona di ritrovare se stessa, e cioè di risentire ed accettare la vibrazione di una vita come promessa, essa stessa come promessa di compimento, di felicità, di significato?
L’ipotesi a cui ci accosteremo e che saremo invitati a verificare è che questo può accadere ed accade in un incontro vivo, cioè in una presenza, in un volto concreto, in una vita che suscita un’attrattiva. L’incontro che permette all’io di riscoprire se stesso non è un incontro “culturale”, ma esistenziale. Non è un discorso fatto, una ideologia o un discorso disarcionato dalla forza della vita, ma una vita stessa, un fatto vivente con il quale l’io può mettersi in rapporto. Ci sono due belle canzoni di Giorgio Gaber che esprimono come sia essenziale e non astratta la questione che ci siamo posti, l’esigenza cioè di ritrovare se stessi e che questo avvenimento possa accadere davvero.
Nella prima Cerco un gesto naturale Gaber dice: E invece non so niente, sono a pezzi, non so più chi sono/ capisco solo che continuamente io mi condiziono/ devi essere come un uomo, come un santo, come un dio/ per me ci sono sempre i come e non ci sono io.
E poi come partecipando della nostra ipotesi nella canzone Un’idea dice:
Un’idea, un concetto, un’idea/ finché resta un’idea è soltanto un’astrazione/ se potessi mangiare un’idea avrei fatto la mia rivoluzione.
Vi aspettiamo dunque mercoledì, per riscoprire “la rivoluzione” da cui può essere raggiunta la nostra vita nell’incontro con qualcosa che si può “mangiare”, cioè con qualcosa di concreto, in altri termini con un’esperienza.
Maria Concetta Buttà, Presidente Centro di Solidarietà e Cultura “Il Segno”

locandina_rassegna

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