Dimissioni del termitano Don Leonardo Ricotta da Parroco della Parrocchia S. Agata V.M. in Villabate

A far data dal 21 maggio 2020 il Rev. Don Leonardo Ricotta, Presbitero della Chiesa di Palermo, non è più il Parroco della Parrocchia S. Agata V.M. in Villabate avendo egli stesso rinunciato a tale ufficio. È pertanto inesatta o pretestuosa la notizia diffusa da alcuni canali social secondo la quale Don Leonardo Ricotta sarebbe stato rimosso dall’ufficio di Parroco dall’Arcivescovo di Palermo.

In attesa della nomina del nuovo Parroco, l’Arcidiocesi di Palermo individuerà nei prossimi giorni un Amministratore parrocchiale.

Considerate le polemiche suscitate dagli stessi social, si coglie l’occasione per chiarire quanto segue: La prassi di distribuire la comunione nelle mani è in conformità alle norme emanate dal Magistero della Chiesa cui ogni cristiano cattolico deve religioso ossequio della volontà e dell’intelletto. La Congregazione per il Culto Divino, nell’Istruzione Redemptionis Sacramentum, del 2004, n. 92, afferma che «Se un comunicando, nelle regioni in cui la conferenza dei vescovi, con la conferma da parte della Sede Apostolica, lo abbia permesso, vuole ricevere il sacramento sulla mano, gli sia distribuita la sacra ostia». La Conferenza Episcopale Italiana nell’Istruzione sulla comunione eucaristica. Fate questo in memoria di me, nn.14-15, già dal 1989 ammette la comunione nelle mani.

Inoltre, celebrare l’Eucaristia esclusivamente con il Rito Romano secondo il Missale Romanum di Giovanni XXIII del 1962, quale forma straordinaria introdotta dal Motu Proprio Summorum Pontificum, emanato da Papa Benedetto XVI nel 2007, escluderebbe dalla partecipazione alla Messa la porzione di popolo di Dio che desidera prendervi parte attivamente secondo la forma ordinaria del Messale di Paolo VI, attualmente in uso. Sarebbero, così, gravemente compromessi il diritto e la libertà di buona parte dei fedeli.

Personali convincimenti, dunque, presentati da singoli come dottrina autentica, non possono essere imposti ai fedeli. Spetta al vescovo nella diocesi «dare norme in materia liturgica, alle quali tutti sono tenuti», «per difendere l’unità della Chiesa universale» e «promuovere la disciplina comune a tutta la Chiesa» (Congregazione per il Culto Divino, Istruzione Redemptionis Sacramentum, nn. 176-177).

Verosimilmente tutta questa situazione è scaturita da questa intervista su “La Fede QUotidiana” che vi riproponiamo qui sotto:

“Dare la comunione così è un sacrilegio: meglio astenersi”: lo dice in questa intervista che ci ha rilasciato don Leonardo Ricotta, bravo parroco a Palermo-Villabate, parrocchia Sant’Agata.

Don Leonardo, da lunedì darete secondo il protocollo (anche non è contemplato) la comunione in mano e con un guanto in lattice…

“La daranno loro, io no. Queste sono aberrazioni liturgiche ed io cerco di rispettare rettamente la fede cattolica. Amministrare così la comunione è un sacrilegio. Frammenti del Corpo di Cristo potranno appiccicarsi ai guanti che poi si buttano. Che faccio getto Cristo nella raccolta della plastica? Preferisco non darla”.

Cioè?

“Piuttosto che commettere un atto di sacrilegio e farlo fare ai miei parrocchiani, non la distribuirò e farò fare quella spirituale. Se devo dare al mio popolo un cibo avvelenato, molto meglio stare a digiuno. Poi quella spirituale ha ugualmente valore considerato che essi si hanno anche nel desiderio. Nel passato e penso al regime sovietico tanti volevano prenderla e non potevano: la fede non è morta perché vi era il desiderio. La vita di fede è certamente sacramentale, ma quando non è possibile o cercano di trasformarla in un sacrilegio, Dio crea dei bypass”.

I suoi superiori potranno valutare la sua condotta come disobbedienza…

“No. Inoltre l’obbedienza va data ad ordini rispondenti al diritto naturale non a cose ingiuste. Io devo rispettare il Vangelo e chiunque mi imponga il contrario, qualunque incarico abbia nella Chiesa, avrebbe il mio garbato, ma fermo diniego. Le faccio un esempio. Se il mio vescovo mi dice che devo andare a fare il parroco dove non mi piace, ci vado e obbedisco. Ma se mi impone di andare contro la fede o di calpestare l’Ostia, non posso obbedire. Insomma, l’ obbedienza si ha nel lecito e non nell’illecito, questa la grande lezione di San Tommaso di Aquino. Quello che stanno per compiere è un atto di macelleria eucaristica, Padre Pio li chiamava macellai”.

Insomma, ribadisce il suo no…

“Assolutamente non ci sto al sacrilegio”.

Che cosa pensa della Chiesa cattolica di oggi?

“Si è liquefatta in questo momento, coprendosi di ridicolo, obbedisce senza colpo ferire, dimenticando la sua dignità e lo stesso Concordato al Cesare. Che senso ha una Chiesa di mascherine? E’ ridicola. Questa Chiesa non soffre, non prega, non combatte, sotto l’influsso di un progetto satanico. In ogni caso Dio interverrà, non può continuare in questo modo, siamo al punto di non ritorno”.

Le è piaciuta la preghiera universale tra le religioni contro la pandemia?

“Ma quando mai, è frutto di un ecumenismo fasullo e sbagliato, di stampo massonico ed universalista. In più stiamo subendo una invasione islamica”.

Non teme i rimproveri dei superiori?

“No. Mi metto serenamente nelle mani di Dio con la coscienza a posto”.

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