«Probabilmente con il loro modello produttivo la scelta di lasciare lo stabilimento era giusta. Per noi è diverso: con un porto a un chilometro dallo stabilimento, e facendo arrivare il grosso dei componenti per mare, avremo un risparmio rispetto a ora che arrivano a Macchia d’Isernia sbarcando a Livorno e poi su gomma fino in Molise». È un pezzo della strategia per rilanciare Termini Imerese illustrata da Massimo Di Risio, l’imprenditore di DR Motor Company che si è aggiudicato lo stabilimento. «È di un solo euro – spiega in un’intervista al Fatto Quotidiano – il prezzo fissato da Marchionne, per un complesso umano e tecnologico di valore inestimabile» anche se a condizione di assumere i 1.500 operai della vecchia gestione.
«Partirò con 241 – prosegue – e rispetterò il programma fino a riassumere chiunque non vada in pensione. I nostri modelli produttivi sono diversissimi. Fiat ha impianti che lavorano al 20-30% della capacità. Noi di capacità produttiva abbiamo bisogno per passare da due a sei modelli». Di Risio respinge l’ipotesi di aver avuto dalla Regione Molise 5 milioni di euro per l’amicizia col presidente Michele Iorio: «Ho avuto 5 milioni di euro – precisa – Ne sono stati pagati solo 2,5, perchè il ministero dello Sviluppo – con Bersani – e la regione Molise – guidata da Iorio – mi hanno riconosciuto quel finanziamento». Sui rapporti con la Cina l’imprenditore chiarisce: «Facciamo produrre in Cina le auto ma le progettiamo a Isernia nel pieno rispetto degli standard europei di sicurezza e di emissioni». La Fiat, aggiunge, «ha messo una prima clausola nella nostra trattativa»: Termini Imerese ai cinesi «non si potrà fare mai. E io non ne ho la minima intenzione». È vero, conclude, che per due mesi non ha pagato i suoi operai, «ma è stata una scelta concordata e adesso abbiamo pagato tutto, arretrati compresi».