Corrado Lorefice Arcivescovo di Palermo: Messaggio per il mese di maggio 2021 Maria, “vera nostra sorella”

Corrado Lorefice Arcivescovo di Palermo
Messaggio per il mese di maggio 2021 Maria, “vera nostra sorella”

Care sorelle e fratelli nel Signore,

presbiteri, diaconi, religiose, religiosi, fedeli laici tutti, animato dalla gioia e dalla speranza pasquale, vi rivolgo questo messaggio nel mese in cui la pietà cristiana esprime la consapevolezza che «nel cuore della Chiesa risplende Maria» (Papa Francesco, Christus vivit, 43).

Il Santo Padre nella sua ultima Enciclica sulla fraternità e l’amicizia sociale scrive che per molti cristiani il «cammino di fraternità ha anche una Madre, di nome Maria. Ella ha ricevuto sotto la Croce questa maternità universale (cfr Gv 19,26) e la sua attenzione è rivolta non solo a Gesù ma anche al “resto della sua discendenza” (Ap 12,17). Con la potenza del Risorto, vuole partorire un mondo nuovo, dove tutti siamo fratelli, dove ci sia posto per ogni scartato delle nostre società, dove risplendano la giustizia e la pace» (Fratelli tutti, 278).

Ed è significativo che Maria, oltre a titolo di madre, il cammino mondiale di fraternità lo sostiene anche come sorella. Questo titolo riferito a Lei, tra i tanti – nostra sorella – è quanto mai urgente riscoprirlo dal fecondo deposito della fede della Chiesa.

Maria, a partire dalla comune discendenza da Adamo, è stata anche considerata sorella, e per questo, insieme a Cristo, solidale con ogni donna e ogni uomo (cfr Epifanio di Salamina, Panarion, 30). Come ha ribadito il Vaticano II, nel celebre cap. VIII della Costituzione dogmatica sulla Chiesa, Maria è «insignita della dignità di madre del Figlio di Dio […]. Insieme però, quale discendente di Adamo, è congiunta con tutti gli uomini bisognosi di salvezza» (Lumengentium, 53). Anche Paolo VI conferma che «Maria è detta nostra stirpe, vera figlia di Eva, […] e vera nostra sorella, la quale ha condiviso pienamente, donna umile e povera, la nostra condizione», e per questo «è vicinissima ai fedeli che la supplicano ed anche a coloro – addirittura! – che ignorano di esserne figli» (Marialis cultus, 56). E se guardiamo l’icona della Madonna della Milicia che si venera nel nostro Santuario diocesano anche «l’insieme dei colori di cui è rivestita la Madonna, il bordeaux e il blue, indicano il vertiginoso e splendido mistero della grazia di Dio che è in Maria, che lasciandoLa donna, l’ha resa “piena di grazia” (Lc 1,28)».

Guardare a Maria come sorella oltre che come madre, in questo tempo che richiede a tutte le donne e gli uomini di ogni continente e di ogni fede una lucida e sincera corresponsabilità nella costruzione di un mondo fraterno e solidale, si rivela una preziosa opportunità per tutti i discepoli del suo Figlio e per le comunità cristiane di attualizzazione dell’«elemento intrinseco del culto cristiano» che è «la pietà della Chiesa verso la Vergine Maria» (Marialis cultus, 56).

Paolo VI ha messo in risalto che Maria ha camminato per le strade di questo mondo e ha sentito il peso della storia intorno a lei, percorrendo «la via della sofferenza (cfr Lc 2,34-35; 2,4152; Gv 19,25-21), progredendo costantemente nella fede, nella speranza e nella carità» (Marialis cultus, 56; cfr 37). Ha vissuto di fede e ha atteso con i piccoli e le vittime di questo mondo, corifea di fortezza e di speranza. «Ella è la prima di quei “piccoli”, dei quali Gesù dirà un giorno: “Padre, … hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli” (Mt 11,25)» (Giovanni Paolo II, Redemptoris mater, 17).

E anche Papa Francesco per il Giubileo della Misericordia, nella solennità dell’Immacolata, ha messo in rilievo che «Maria è nostra sorella nella sofferenza» (Angelus, 8 dicembre 2015). Forte della fede dei poveri del Signore, Maria è l’umile ‘serva-sorella’ che canta e testimonia nel Magnificat (cfr Lc 1,46-55) la sua fede in Dio misericordioso e liberatore entrato – incarnato! -con viscere di compassione nella storia degli uomini condividendo il loro grido e il loro dolore: Dio che disperde i superbi, rovescia i potenti, stana gli avidi, innalza gli umili e ricolma di beni gli affamati.

In questo nostro tempo, come ammonisce Papa Francesco, bisognoso di legami di fraternità per rispondere ai «gemiti di sorella Terra» e «ai gemiti degli abbandonati del mondo» (Laudato si’, 53), la Madre del Signore ci è accanto come sorella e compagna che ‘con-soffre’, compartecipe delle lacrime — il Santuario di Siracusa non narra forse il pianto di Maria? – del cammino verso il riscatto definitivo del travaglio della creazione, a cui tutti possono guardare.

Ella segue e custodisce il «peregrinante popolo di Dio quale segno di sicura speranza e di consolazione, fino a quando non verrà il giorno del Signore (cfr. 2Pt 3,10)» (Lumengentium, 68). Un’attesa che i cristiani condividono non solo con i fratelli e le sorelle nella fede ma con l’intera famiglia umana oltremodo bisognosa di ritrovarsi fraterna per percorrere nuove vie di solidarietà e di custodia della casa comune.

Maria rappresenta e propone a tutti il ‘profilo fraterno-sororale’, feriale e universale.

L’umanità intera sta vivendo un lungo sabato santo. Significativamente il Cardinale Carlo Maria Martini, intitolò la Lettera pastorale per l’anno 2000-2001 La Madonna del sabato santo. Il sabato santo è un giorno di sospensione, di solitudine, di dispersione, di un presente sotto le macerie del crollo di ogni sicurezza e speranza. Un giorno in cui i cuori si lacerano di fronte «all’assenza di futuro, alla mancanza di senso, all’incapacità di dialogo». Sono realtà che in questo tempo in cui «l’ambiente umano e l’ambiente naturale si degradano insieme» (Laudato si’, 49) respiriamo e tocchiamo con mano in ogni ambito della vita personale, familiare e sociale. Nelle nostre case, nelle nostre famiglie, nelle nostre strade, nella casa comune.

Avendo accanto Maria come sorella, affascinati dalla sua bella femminilità e umanità, dalla sua fraterna vicinanza, dalla sua pazienza e perseveranza, «non possiamo non chiederci come vivere la nostra condizione presente nella luce che il Risorto getta sul sabato del tempo in cui ci troviamo» (La Madonna del sabato santo).

Un’unica via ci sta dinanzi: riscoprirci fratelli e sorelle.

La sororità di Maria accompagni i passi di una Chiesa bella in umanità, bella come la «benedetta fra le donne» (Lc 1,42), rafforzata dalla fede nel Dio che, fedele alle sue promesse, si ricorda sempre della sua misericordia. Una Chiesa arricchita dalla luce che i valori ultimi gettano sui valori penultimi, fraterna, umile, serva, aperta, prossima, capace di coinvolgersi con compassione e cura nelle sofferenze di chi incontra, di infondere speranza a tutti nella dura prova, nel bisogno, nelle desolazioni, nelle attese. «Una Chiesa che serve, che esce di casa, che esce dai suoi templi, dalle sue sacrestie, per accompagnare la vita, sostenere la speranza, essere segno di unità […] per gettare ponti, abbattere muri, seminare riconciliazione» (Fratelli tutti, 276).

Invochiamo Maria, esperta custode della speranza, riconosciamola nostra sorella, perché ci stia ancora accanto con la sua pazienza testarda nella costruzione di «un mondo nuovo, dove tutti siamo fratelli, dove ci sia posto per ogni scartato delle nostre società, dove risplendano la giustizia e la pace» (Fratelli tutti, 278).

Possa Ella con la sua sororale presenza ravvivare la comunione fraterna, l’ardore spirituale e l’audacia apostolica delle nostre comunità.

Vi abbraccio e vi benedico fraternamente in Cristo.

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