Cefalù stoppa Termini, Lapunzina: “Il Consorzio? Una utopia”

La legge varata dall’Assemblea regionale l’11 marzo scorso, con l’abolizione delle Province, com’è noto, ha istituito altrettanti Liberi consorzi dei Comuni, rinviando l’assetto definitivo all’autunno, quando il governo Crocetta dovrà presentare il ddl che definisce competenze e funzioni da trasferire ai nuovi organismi.
I Liberi Consorzi comunali sono istituiti dall’articolo 1. La norma prevede che fino all’approvazione della legge che attribuirà competenze e funzioni, questi coincidono con le Province regionali di Palermo, Agrigento, Caltanissetta, Catania, Enna, Messina, Ragusa, Siracusa e Trapani e sono composti dai comuni appartenenti alla provincia corrispondente. Entro 6 mesi dalla data di entrata in vigore della legge, i comuni, con deliberazione dei consigli comunali adottata a maggioranza di due terzi, possono decidere se costituirne di nuovi o aderire ad un altro Libero consorzio, purché sussistano due condizioni: popolazione non inferiore a 180 mila abitanti e continuità territoriale. La costituzione di un nuovo libero consorzio o l’adesione ad un altro, diverso da quello di appartenenza, non è ammessa se per effetto del distacco, nel libero consorzio di provenienza la popolazione risulta inferiore a 150 mila abitanti.
A rompere gli indugi e pensare di uscire dall’attuale composizione con la conseguente formazione di un nuovo Libero Consorzio, è giunta la proposta di Salvatore Burrafato, sindaco di Termini Imerese che all’Adnkronos nei giorni scorsi ha dichiarato: “Vogliamo far sì che la nostra città abbia un nuovo ruolo di regia nel nostro ambito territoriale al centro della Sicilia settentrionale e sia protagonista di un nuovo metodo di lavoro in tema di programmazione partecipata. Basti pensare che, grazie alla determinante scelta di stare ‘insieme’ alle Madonie, sono stati finanziati sui fondi comunitari 2007/2013 progetti di riqualificazione urbana del nostro centro storico per 17 milioni di euro”.
La delibera che sancirà il definitivo distacco dalla città metropolitana e l’avvio del nuovo percorso dovrà essere esitata dal Consiglio comunale in carica e potrà essere efficace solo dopo che l’assemblea cittadina si sarà pronunziata. Successivamente, dopo la tornata elettorale, il nuovo Consiglio dovrà esitare una ulteriore proposta deliberativa, a maggioranza qualificata, che sancirà formalmente la costituzione di un nuovo libero consorzio alternativo a quello esistente e coincidente con il territorio della ex Provincia di Palermo.
A stoppare l’iniziativa del comprensorio termitano, arriva però la dichiarazione del sindaco di Cefalù, Rosario Lapunzina, che attraverso un comunicato ha specificato che “con il comprensorio di Termini Imerese si sono sviluppate parecchie sinergie e vi è la comune gestione di un’importante rete di servizi. Tuttavia la possibilità di realizzare un autonomo consorzio di comuni appare, allo stato, una utopia. La provincia di Palermo, con gli 82 comuni che la costituiscono, conta all’incirca un milione e 250 mila abitanti. Di questi, oltre un milione gravitano nei 27 comuni che fanno parte dell’area metropolitana e sono, almeno in partenza, l’ossatura della nuova città metropolitana. La popolazione insediata nei rimanenti comuni è pari a poco più di 200 mila abitanti. Per la costituzione di un ‘autonomo’ consorzio di comuni sono necessari, secondo quanto prevede la legge, ben 180 mila abitanti. Di contro, i 28 comuni della città a rete Madonie-Termini ne annoverano poco più di 130 mila”.
Dove trovare i numeri che mancano? Per costituire un nuovo consorzio, fa rilevare ancora il sindaco di Cefalù, occorrerebbe “reperire” la popolazione necessaria unendo altri territori dell’area dei Nebrodi. E si tratta di una “operazione non semplice, cui non giova l’odierna discussione, basata sulla rivendicazione di leadership”.

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