Cape, per la liquidazione servono 25 mln

Mamma Regione non è tagliata per fare l’imprenditrice. Non che ci fossero dubbi in merito, ma l’ennesima certezza è giunta dopo il crac di Cape Regione siciliana, il primo fondo di private equity italiano riservato agli investimenti delle aziende isolane. Per liquidarlo la Regione spenderà 25 milioni, così come ha scritto nei giorni scorsi il quotidiano online Sicilia Informazioni, e altri 25 li dovranno rimettere i privati. Ma questa è anche la storia di Simone Cimino, ex enfant prodige della finanza isolana che ha fatto fortuna a Milano, e che ha legato il suo nome a diversi progetti falliti o mai cominciati tra cui una proposta per Termini Imerese. Era atteso come il Cavaliere Bianco del polo, e invece è finito in bancarotta.

Già nel settembre del 2011 si era decisa la liquidazione del fondo Cape Regione siciliana. Simone Cimino era stato arrestato a giugno e il fondo di private equity rappresentava uno degli ultimi pezzi del suo impero finanziario. Una liquidazione da cinquanta milioni di euro che dovranno rimetterci la Regione e i privati (tra cui il Fondo europeo per gli investimenti e Il Banco di Sicilia/Unicredit), metà per uno.
L’imprenditore agrigentino aveva creato il primo Fondo Chiuso di Private Equity gestito da una società a partecipazione mista privata-pubblica e il primo ad essere interamente dedito ad investimenti nella sola Regione Sicilia. Il target di investimento è stato definito nell’acquisizione di partecipazioni in diversi progetti industriali isolani come la Queso Srl (Zappalà) che commercializza latte, la Akralux Srl, settore fotovoltaico, la Ice Cube Impianti Srl, società che distribuisce ghiaccio. E soprattutto nella Cape Rev Srl, che avrebbe dovuto rilevare lo stabilimento Fiat di Termini Imerese. Il progetto ambizioso e caldamente promosso da una parte dei politici isolani era stato battezzato con lo slogan “Sunny car in a sunny region”. Sarebbe finito come l’ennesima illusione di Termini. La Cape Rev, uno dei sette nomi inseriti nella short-list di Invitalia, coadiuvata dal partner indiano Mahindra Reva, aveva presentato un piano per la reindustrializzazione dello stabilimento con 119 milioni d’investimento e 910 occupati nel 2016. Il progetto metteva al centro la produzione automobilistica dell’auto elettrica. Sogno infranto.
Ma Termini è solo una delle vittime lasciate sul territorio dal fondo. Infatti c’è anche la T-link, compagnia di navigazione per il trasporto marittimo di merci e passeggeri che dall’aprile al dicembre 2009 avrebbe prodotto tra i 12 e i 14 milioni di perdite. L’avventura si chiude nel maggio del 2011 quando uno scarno comunicato della società comunica che “a due anni esatti dall’avvio della linea, forzata dal contesto economico e di mercato, la compagnia è costretta a prendere la decisione di sospendere l’operatività”. Cape Regione siciliana deteneva il 56% del pacchetto azionario.
Tutto risale ai tempi di Cuffaro quando Cimino partecipò e vinse un bando di selezione della Regione, che con lui sarà socia sin dal 2007. Con 17 investitori il fondo Cape Regione siciliana entrò in pista con un capitale nominale di 52,050 milioni di euro, di cui il 56% versato. La Regione siciliana ci mise 14,4 milioni iniziali (circa 8 milioni quelli versati). I fallimenti, però, saranno dietro l’angolo.
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