Autonomia differenziata, i punti chiave della riforma e cosa cambia per la Sicilia

Per alcuni è la riforma che rischia di accentuare la spaccatura tra Nord e Sud, per altri rappresenta invece un’opportunità di sviluppo. La riforma dell’Autonomia differenziata promossa dal ministro per gli Affari Regionali e le Autonomie, Roberto Calderoli, spaventa e fa gola allo stesso tempo, e si ritaglia uno spazio di primo piano diventando un tema di acceso dibattito politico tra Governo nazionale e Regioni. Ma di cosa parla la norma voluta dall’esponente della Lega e cosa potrebbe cambiare per la Sicilia?

La modifica dell’Autonomia differenziata va a toccare la riforma costituzionale del 2001 che assegna 23 materie alla competenza concorrente tra Stato e Regioni. Tra i punti cruciali – e particolarmente contestati dai governatori delle Regioni e dalle opposizioni – figurano le funzioni di AmbienteSalute Scuola.

Ieri nella sedutre del consiglio comunale del 9 agosto, il consiglio ha approvato la mozione proposta dai consiglieri Corpora e DiMaio sotto riportata:

Mozione: Considerazioni e impegno del Consiglio Comunale in difesa dei principi costituzionali di solidarietà (articolo 2), uguaglianza (articolo 3), sussidiarietà (articolo 118), perequazione (articolo 119) a seguito dei DL del Consiglio dei Ministri del 2 marzo 2023 avente ad oggetto “Disposizioni per l’attuazione della autonomia differenziata delle Regioni a Statuto ordinario”
IL CONSIGLIO COMUNALE

Premesso che:

il Governo nazionale ha inserito tra le proprie linee programmatiche la scelta di intervenire sull’assetto istituzionale della Repubblica attraverso la modifica dei rapporti tra centro e periferia;

il Ministro per gli Affari Regionali e le Autonomie Roberto Calderoli ha predisposto uno schema di riforma noto come “Autonomia differenziata”;

In data 2 marzo 2023 il Consiglio dei Ministri ha approvato un Disegno di Legge avente ad oggetto : “Disposizioni per l’attuazione della autonomia differenziata delle regioni a Statuto ordinario” che è stato presentato alle Camere e di cui è stato avviato l’iter di approvazione al Senato (DDL AS 615), con l’obiettivo di definire la cornice procedurale per l’attuazione di quanto previsto dall’art. 116 terzo comma della Costituzione, il quale prevede che possano essere attribuite alle Regioni a statuto ordinario forme e condizioni particolari di autonomia concernenti le 20 materie di cui all’art. 117 comma 3 e le tre materie indicate allo stesso art. 117 comma 2 relative alle lettere ” “n” ed “s”.

Considerato che:

il disegno di legge presentato dal governo ha suscitato consistenti perplessità e notevoli critiche, da parte di studiosi e costituzionalisti, da parte di numerose Regioni, da parte degli organismi rappresentativi di Comuni e Province, che individuano il rischio di una frammentazione del tessuto istituzionale della Repubblica ed una non chiarita distinzione tra competenze legislative e funzioni amministrative e la conseguente indeterminatezza e confusione su quali verranno effettivamente attribuite e su come verranno salvaguardate anche sotto il profilo finanziario le funzioni pubbliche oggi assicurate dagli enti locali a cui, va ricordato, l’articolo 118 della Costituzione attribuisce, innanzitutto, l’esercizio delle funzioni amministrative;

nel disegno di legge, ancorché adesso contenga alcune delle modifiche e integrazioni richieste nel parere formulato dalla Conferenza unificata, non viene assicurata la centralità del Parlamento, né il ruolo degli enti locali, soprattutto per quanto riguarda la individuazione, la definizione e il finanziamento dei IEP;

il testo proposto tende a cristallizzare di fatto i divari tra Nord e Sud del nostro Paese, in termini di reddito, di livelli di occupazione, di istruzione, della qualità della assistenza sanitaria, delle politiche sociali, della qualità della vita, che continuano a permanere e in alcuni casi si allargano;

l’attuazione della autonomia differenziata deve vedere la condivisione di cittadini, comunità, Comuni ed essa riguarda proprio ed anzitutto i territori e la popolazione della nostra regione e del Mezzogiorno più in generale, che sono aree in maggiore sofferenza, ancor più dopo la crisi derivante dalla pandemia da covid-19;

è oggi più che mai necessaria invece una forte caratterizzazione di un moderno meridionalismo non solo in funzione dei prìncipi di uguaglianza sanciti dalla Costituzione italiana ma perché senza lo sviluppo economico e civile de! Mezzogiorno non potrà mai esserci uno sviluppo equilibrato e sostenibile dell’Italia e un efficiente recupero delle differenze rispetto agli altri paesi dell’Unione Europea;

il Presidente della Repubblica Sergio Mattareìla ha più volte e con interventi pubblici esortato tutti i rappresentanti delie istituzioni a tutti i livelli ad essere impegnati in azioni che non lascino indietro i più deboli, sia che si tratti di singole persone sia che si tratti di intere Regioni;

i diritti sociali rappresentano un capitolo fondante del patto istituzioni-cittadini, mentre l’attuazione della autonomia differenziata, per come è stata finora formulata, delinea un assetto istituzionale che mina la solidarietà nazionale rendendo strutturale la diseguaglianza.

Valutato che:

anche ai fini delle previsioni relative all’autonomia differenziata occorre dare compiuta attuazione a quanto previsto dalla Costituzione (art. 117 secondo comma, lettera “m”) in materia di LEP (Livelli Essenziali di Prestazione), con le relative dotazioni finanziarie, senza i quali non si potrà avere il pieno superamento dei divari territoriali nel godimento delie prestazioni inerenti i diritti sociali e civili da parte di tutti i cittadini, sia che essi vivano al nord o al sud del nostro paese;

dare attuazione alla norma costituzionale sui LEP significa: individuare quali sono i settori della vita sociale in cui essi debbono essere assicurati; determinare i livelli delle prestazioni stesse; precisare quali devono essere i costi standard di riferimento e i fabbisogni standard per i quali assicurare il finanziamento;

la disciplina per i LEP, quale per ultimo richiamata dalla legge di bilancio per il 2022 e dal disegno di legge sulla autonomia differenziata, sia per il perimetro di attività della cabina di regia ministeriale chiamata a definirli, sia per il novero di materie ricollegate ad essi, può portare alla esclusione da! percorso di fissazione dei LEP sia tutte le altre materie di competenza esclusiva delio Stato, sia quelle di competenza concorrente delle Regioni, idonee a incidere sui diritti sociali e civili (si può fare riferimento ai servizi sociali);

il testo del ddl non prevede alcun coinvolgimento del sistema delle autonomie locali nella procedura di fissazione dei LEP, nonostante essi siano chiamati, più delle Regioni, ad assicurare le prestazioni sociali; non prevede altresì, come debbano essere finanziate agli enti locali le ulteriori prestazioni che essi saranno chiamati ad erogare;

la problematica relativa al finanziamento degli interventi e delle attività connesse alla piena attuazione dei LEP resta del tutto indeterminata nel disegno di legge governativo il quale, al contrario, afferma ripetutamente che non ci dovranno essere ulteriori oneri a carico dello Stato. È di tutta evidenza che senza gli ulteriori finanziamenti statali necessari per colmare il differenziale negativo che oggi contraddistingue il livello e la qualità delle prestazioni civili e sociali erogate nei mezzogiorno e in Sicilia, i LEP resterebbero mere enunciazioni senza effetti concreti;

nelle regioni del nord, invece, dove sono già oggi assicurati livelli di prestazioni di buon livello, dal momento che per le funzioni attribuite con l’autonomia differenziata sarà possibile che lo Stato attribuisca anche quote di compartecipazione ai tributi erariali maturati nella regione, le prestazioni stesse tenderanno a migliorare ulteriormente determinando una ulteriore divaricazione con le aree d’Italia più in difficoltà, così come avviene in Sanità, dove, nonostante operino da tempo i LEA, i divari tra le varie regioni non sono scomparsi, come testimoniato dal fenomeno persistente delle cure fuori regione;

l’ipotesi probabile che Regioni più ricche possano pagare meglio il loro personale sanitario e quello scolastico, rispetto alle Regioni con minore possibilità di spesa, concretizzerebbe altresì una fuga verso il Nord di giovani ben più forte di quella a cui portino ad una rigenerazione della nostra autonomia, non per generare nuovi privilegi, ma per assicurare positivi vantaggi alla nostra comunità regionale.

Impegna il Sindaco:

A rappresentare in tutte ie sedi necessarie il punto di vista espresso dal Consiglio Comunale;

Ad assumere iniziative che facciano pesare l’orientamento della nostra comunità come rappresentato nel presente atto di indirizzo, verso principi di autonomia che assegni a tutte fe realtà del nostro paese uguali opportunità di benessere civile e sociale.

Invita il Presidente del Consiglio Comunale:

Ad inviare la deliberazione di approvazione della presente mozione al Presidente della Repubblica, al Presidente del Consiglio dei ministri, ai Presidenti di Camera e Senato, ai gruppi parlamentari di Camera e Senato, al Presidente della Regione, al Presidente della Assemblea Regionale Siciliana, ai gruppi parlamentari dell’Ars.

CHE SOS’È IL DDL AUTONOMIA DIFFERENZIATA?

Il disegno di legge “Disposizioni per l’attuazione dell’autonomia differenziata delle Regioni a statuto ordinario” non è altro che la determinazione di principi e procedure per l’applicazione dell’articolo 116 della Costituzione. Esso concede la possibilità che, su iniziativa di una Regione, questa possa negoziare maggiori forme di autonomia con lo Stato riguardo una o più materie pubbliche. Tra queste materie è annoverata anche la tutela della salute.

La concessione di una o più “forme di autonomia” è, però, subordinata alla determinazione di quelli che vengono chiamati LEP, ovvero Livelli Essenziali di Prestazione, criteri che determinano il livello di servizio minimo che deve essere garantito in modo uniforme sull’intero territorio nazionale. Di conseguenza come i LEP verranno determinati, monitorati e finanziati risulta essere un aspetto decisivo per quanto riguarda gli effetti che potrà avere questo Ddl sulla vita del Paese.

I LIVELLI ESSENZIALI DI PRESTAZIONE

La determinazione dei LEP e dei relativi costi e fabbisogni avverrà attraverso uno o più decreti del Presidente del Consiglio, ma su cosa si baserà la valutazione non è ancora del tutto chiaro. Attenendosi a ciò che si legge nella relazione illustrativa del Ddl, la determinazione dei costi e dei fabbisogni standard, e quindi dei LEP, avverrà a partire da una ricognizione della spesa storica dello Stato in ogni Regione nell’ultimo triennio. In altre parole, si determinerà il fabbisogno standard di una Regione in una data materia (ad esempio la salute) basandosi su quanto lo Stato ha speso effettivamente in quell’ambito negli ultimi tre anni. In questo modo nel processo di determinazione dei LEP si potrebbe presentare il rischio di anteporre le necessità del bilancio statale all’individuazione dei bisogni minimi ed essenziali della cittadinanza.

L’articolo 4 del Ddl precisa, inoltre, che il trasferimento delle funzioni alle singole Regioni sarà concesso solo successivamente alla determinazione e al finanziamento dei LEP. Sarebbe auspicabile che prima della concessione venissero tuttavia precisati anche dei criteri di riparto del finanziamento, che guardino all’equità e alle specifiche caratteristiche regionali.

MONITORAGGIO DEI LEP

L’articolo 7 del Ddl Autonomia indica la presenza di un meccanismo di monitoraggio del soddisfacimento dei LEP da parte delle Regioni. Questo processo di monitoraggio non presenta però alcuna scadenza periodica specificata, bensì viene semplicemente presentato come la possibilità da parte di differenti figure o enti istituzionali di effettuare verifiche o controlli su un dato settore in una data Regione.

Un meccanismo di monitoraggio efficiente è la principale garanzia nei riguardi del cittadino del completo soddisfacimento degli standard da parte della Regione in cui risiede, e di conseguenza, dell’equità di erogazione dei servizi su tutto il territorio italiano. Una maggiore sistematicità nel monitoraggio potrebbe assicurare una consequenziale maggiore aderenza delle Regioni ai LEP concordati.

IL FINANZIAMENTO DEI LEP

Ponendo il caso che una Regione richieda la gestione autonoma del proprio sistema sanitario regionale, come farebbe a sostenerne i costi? “Il finanziamento delle funzioni attribuite verrà ricavato dalla compartecipazione al gettito di uno o più tributi erariali maturato sul territorio regionale.”

In altre parole, ogni Regione che ottenga la gestione di una data materia sul proprio territorio concorda allo stesso tempo la trattenuta di una parte della fiscalità statale che viene maturata sul territorio della Regione stessa.

Questo metodo di finanziamento può bastare per sostenere le intere spese sanitarie di una certa Regione ammettendo che la Regione stessa abbia a disposizione un gettito fiscale sufficiente e sia in grado di riscuoterlo. Questa evenienza, purtroppo, non si verifica nel caso di tutte le Regioni italiane e potrebbero, quindi, essere necessari strumenti perequativi.

Autonomia differenziata, misura penalizzante per la Sicilia?

Come detto, il testo della riforma – che ha già subito diverse modifiche rispetto alla bozza iniziale presentata mesi fa – scontenta i governatori delle Regioni. Sono entusiasti quelli delle Regioni del Nord Italia a trazione Centrodestra, mentre sono diversi i presidenti regionali del Sud Italia (in particolare Campania Puglia) che hanno espresso insoddisfazione.

L’eccezione, nel Meridione, è rappresentata dalla Sicilia che, in occasione dell’ultima Conferenza delle Regioni, ha votato favorevolmente al disegno di legge di Calderoli, provocando le ire degli esponenti isolani di Movimento 5 Stelle e Partito Democratico che si sono scagliati contro il governatore della Regione Siciliana, Renato Schifani.

Secondo le accuse, infatti, il “sì” all’Autonomia differenziata sarebbe estremamente penalizzante per il Meridione e, in particolare, per quelle Regioni come la Sicilia che scontano un gap non indifferente con le altre aree del Paese, specialmente in tema di Sanità.

Il Presidente della Regione Sicilia Renato Schifani

Il Presidente della Regione Sicilia Renato Schifani si è voluto rivolgere alla popolazione dell’Isola nella ricorrenza dell’anniversario dell’autonomia dello Statuto Siciliano, queste le sue parole del 15 maggio: “Care Siciliane e Cari Siciliani, 77 anni di autonomia costituiscono un traguardo, ma soprattutto un impegno. Lo Statuto, promulgato il 15 maggio 1946, è la nostra Carta fondamentale e giunse dopo un lungo percorso di rivendicazione dell’autonomia del popolo siciliano. La nostra autonomia ‘speciale’ mai è stata attuata fino in fondo, innescando negli anni numerosi confronti e contenziosi con lo Stato”.

Oggi – ha proseguito Schifani -., come governo regionale, dobbiamo dare efficienza alla spesa, concentrandola su grandi investimenti, soprattutto nelle infrastrutture e nei collegamenti, affrontando, prima di tutto, il divario determinato dall’insularità; principio previsto dalla Costituzione come condizione che impone alla Repubblica di promuovere le misure necessarie a rimuoverne gli svantaggi. Una condizione che negli anni ha determinato ritardi nello sviluppo sociale ed economico della nostra terra, riducendo di fatto i nostri diritti rispetto ai cittadini del resto della Penisola”.
“Il regionalismo differenziato – è entrato nel merito -, il cui esame è già avviato dal Parlamento nazionale, impone di considerare i livelli essenziali delle prestazioni ed i doveri di solidarietà e su questo abbiamo chiesto ed ottenuto precisi impegni. Ma deve costituire per l’autonomia siciliana l’occasione per modernizzare le sue istituzioni, rendendole più efficienti e responsabili, per riformare le Province, riorganizzare la pubblica amministrazione, semplificando le procedure e snellendo la burocrazia, accrescere la qualità dei servizi”.

Schifani ha quindi posto altre tematiche: “Il divario tra Nord e Sud del Paese è aumentato. Ho riaffermato sul disegno di riforma del regionalismo che se si sono fatti passi in avanti rispetto al testo iniziale, che è stato modificato”, precisando altresì: “Questo non significa che sia un’adesione definitiva, sia chiaro”. “Qualsiasi riforma non può essere penalizzante per la Sicilia e per il Sud. Vanno stabiliti i livelli essenziali delle prestazioni e dei servizi che vanno garantiti in modo uniforme sull’intero territorio nazionale, riguardano i diritti civili e sociali da tutelare per tutti i cittadini”.

L’autonomia differenziata è una scommessa e io mi aspetto da parte dei nostri ministri un’attenzione forte, in particolare per la nostra Sicilia. Il Parlamento nazionale sul tema dell’insularità ha stanziato soltanto 10 milioni, troppo pochi. Non accetteremo che la prossima finanziaria renda evanescente questo principio costituzionale che la Sicilia ha conquistato con le altre isole e una quota dovrà essere destinata alla riduzione del costo dei trasporti, a partire dai voli. L’appello che rivolgo è a tutte le componenti politiche, sindacali, sociali, culturali della nostra Regione, per lavorare, aprendo un confronto leale, e affrontare insieme le sfide. Ed insieme scrivere il futuro. Viva la Sicilia!”.

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