E’ stato fermato Simone Cimino, fondatore di Cape Natixis e Cape Live. Il manager agrigentino è indagato dalla Procura di Milano. Un’interrogazione parlamentare del 2009 gettava ombre sulle sue frequentazioni con alcuni uomini vicini all’ex Governatore della Sicilia Totò Cuffaro.
È ufficiale, l’ex fondatore e numero uno del fondo di private equity Cape Natixis, Simone Cimino, è stato arrestato per manipolazione informativa del mercato e ostacolo all’attività di vigilanza. Cimino era già indagato dalla procura milanese dopo che Cape Live, società di investimento quotata in Borsa di cui è stato vicepresidente fino allo scorso febbraio, era stata messa in amministrazione straordinaria dal ministero del Tesoro su indicazione di Bankitalia.
Attraverso Cape Natixis, partecipata pariteticamente da Natixis, banca d’investimento delle popolari transalpine, Cimino ha portato in Piazza Affari Screen Service e Arkimedica. Proveniente da una famiglia potente e ben radicata ad Agrigento, Cimino si era ripromesso di trasformare lo stabilimento di Termini Imerese nella culla dell’auto elettrica mediterranea con il supporto del produttore indiano Reva. Il manager siciliano, laureato alla Bocconi, ha inoltre avuto un ruolo importante nella creazione del veicolo Cape Regione Sicilia, dedicato al finanziamento delle Pmi dell’isola.
La gestione di Cape non è sempre stata nel segno della trasparenza, come Linkiesta aveva già sottolineato. Un’interrogazione parlamentare del 2009, infatti, getta un’ombra pesante sulla partecipata T-Link, amministrata da Salvatore Errante Parrino, commercialista già membro del collegio di difesa dell’imprenditore Michele Aiello coinvolto nel processo contro Totò Cuffaro. Interpellato da Linkiesta su Errante Parrino, lo scorso aprile Cimino aveva preso le distanze, affermando: «Non so chi sia Michele Aiello» e specificando che quella di Errante Parrino «è una nomina pubblica».
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