Nel 1923 Ugo Sivocci vince la mitica Targa Florio. In un’epoca in cui piloti erano soliti dipingere un simbolo sulla carlinga del loro velivolo, Sivocci disegna un quadrifoglio ben augurante sul cofano della sua Alfa Romeo da corsa. In suo onore, la Classifica Prove di Media della Targa Florio Classica 2018.
Nei suoi primi anni milanesi un giovanissimo Enzo Ferrari trova impiego alla C.M.N (Costruzioni Meccaniche Nazionali) di Milano, prima come collaudatore e poi come pilota da corsa, grazie all’intercessione di Ugo Sivocci che gli offre la sua sincera amicizia e lo accoglie nella sua famiglia. Qualche anno dopo, ormai assoldato nella squadra Alfa Romeo, Ferrari ricambia il favore segnalando l’amico Sivocci alla dirigenza ed accogliendolo nello squadrone dei famosi “moschettieri”,accanto ad Antonio Ascari e Giuseppe Campari. Pilota di grande esperienza tecnica, ma spesso sfavorito dalla sorte, dopo alcuni piazzamenti ma nessuna vittoria di rilievo, Ugo Sivocci diventa incontrastato mito conquistando la sua più importante vittoria alla Targa Florio del 15 aprile 1923 dove conduce una delle quattro Alfa Romeo “RL”, accanto a quelle di Antonio Ascari, Enzo Ferrari e Giulio Masetti. In quell’occasione, per scacciare la sfortuna, Sivocci si fa dipingere sulla calandra della vettura numero 13 un quadrilatero bianco, su cui campeggia un quadrifoglio verde, ancora ignorando che gli porterà davvero fortuna e che negli anni a venire diventerà imperituro simbolo, famoso in tutto il mondo. La vittoria alla Targa Florio del 1923 è davvero rocambolesca: la “RL” di Antonio Ascari, in testa, si ferma improvvisamente a soli duecento metri dal traguardo ma con un tale vantaggio sugli altri mezzi da consentire ai meccanici di arrivare in tempo per far ripartire il motore, ma nell’euforia generale, come ritraggono le foto dell’epoca, i meccanici salgono a bordo per tagliare il traguardo, compiendo un’azione proibita dal regolamento. Pertanto Ascari deve ritornare al punto dove si era fermata la sua auto e ripercorrere, da solo, l’ultima parte del tracciato. Nel frattempo, coincidenza fatidica, sopraggiunge il buon Sivocci, che superato Ascari sul filo del rasoio, taglia il traguardo da vincitore, assicurando all’Alfa Romeo la prima vittoria assoluta in campo internazionale. Il pilota cessa quindi di essere considerato l’eterno secondo e, in vista del Gran Premio d’Europa del 9 settembre dello stesso anno, si ritrova a Monza per le prove della P1, il nuovo modello Alfa che avrebbe debuttato in gara. Il trentottenne Ugo Sivocci, apprezzato per la sua esperienza, umiltà e capacità di trasmettere spirito di squadra, partecipa con entusiasmo agli allenamenti, ma alla vigilia della gara, l’8 settembre 1923, la sua P1 numero 17, senza il quadrifoglio sul cofano, esce di pista e il pilota perde la vita. La squadra corse Alfa Romeo, per intero , si ritira dalla gara in segno di lutto per l’amico scomparso ed i mondo rende onore all’uomo e pilota valoroso che ha scritto un’importante pagina della storia dell’automobilismo, combattendo le gare fino in fondo e regalando il simbolo del Quadrifoglio verde che, da quel giorno, l’Alfa Romeo ha dipinto sulla carrozzeria di tutte le vetture da corsa e di quelle stradali più sportive, con una differenza: il quadrifoglio non viene più iscritto in un quadrato a quattro punte, ma in un triangolo per ricordare che una delle “punte” dello squadrone Alfa non c’era più.