Alfredo Giordano è accusato di associazione mafiosa. Si sarebbe messo a disposizione per raccogliere voti a favore di Pietro Vazzana, candidato alle Regionali del 2012, in cambio di 30 mila euro

Un insospettabile incensurato di 65 anni. Alfredo Giordano, direttore di sala del Teatro Massimo, è finito in manette con l’accusa di associazione mafiosa. L’ordinanza di custodia cautelare in carcere è stata eseguita nell’ambito della maxi operazione antimafia dei carabinieri “Brasca”. Un uomo che non aveva mai avuto problemi con la giustizia, ma che secondo gli inquirenti coltivava da tempo i suoi rapporti con la mafia. Il suo nome era stato associato ad un fatto di cronaca soltanto diversi anni fa, quando denunciò di essere stato aggredito con pugni e calci da un gruppo di quattro persone: si trattava di alcuni studenti che avevano occupato il teatro per protestare contro la riforma della scuola. Ferito e sanguinante, quel giorno, fu trasportato a Villa Sofia.

Oggi Alfredo Giordano finisce tra le centinaia di pagine di un’ordinanza che delinea perfettamente il suo personaggio tra le fila di Cosa nostra, con i quali protagonisti i legami sarebbero ormai stati solidissimi. In particolare con l’anziano padrino del mandamento Villagrazia-Santa Maria di Gesù, Mario Marchese. Collegamenti decennali, attraverso “una partecipazione consapevole, convinta, addirittura rivendicata”, ha precisato il procuratore Francesco Lo Voi stamattina. Rivendicazioni che emergono dalle conversazioni captate dalle microspie: “Trent’anni che combatto con i latitanti – diceva ad Antonino Pipitone – a rischiare che… a rischiare come… e mi devono trattare come un drogato?! No mi siddia… tu prendi e togliamo tutte cose… parliamoci chiaro… cioè questo lo sfogo… mi permetto di farlo davanti a te…”

Le microspie hanno registrato anche l’ammissione di reati tipici di Cosa nostra, dalle estorsioni alla ricettazione, con l’appoggio di diversi uomini della famiglia mafiosa con cui il rapporto durava ormai da tempo ed era diventato intimo: “Tu sei mio fratello… io sono nelle vostre mani…”, diceva rivolgendosi a Gaetano Di Marco.

Nel 2013 Giordano viene intercettato nel corso di un’altra conversazione con Di Marco ed un terzo uomo che non è stato identificato. In particolare i tre parlavano di Salvatore Cangemi, uomo d’onore della famiglia di Porta Nuova: “Salvo Cangemi – dicevano – … aveva le corna rura questo … com’era scaltro picchi si fici sbirru … poi si stava scontrando pure con Totò Riina.

UOMO: all’epoca… lui si è fatto pentito… suo cugino… Salvo Cangemi.

ALFREDO: certo… quanti soldi…
GAETANO: … incompr… sbirri…
UOMO: aveva una casa la… aveva una casa la… quelle case abbandonate…
GAETANO: (abbassa notevolmente il tono della voce, ndr) picchi si fici sbirru… si era messo contro …incompr… hai capito? Eh… incompr… hai capito? E allora… poi si stava scontrando pure con Totò Riina… …incompr… però… aveva le corna rura questo… …incompr… com’era scaltro…
ALFREDO: … lui dice… l’appuntamento… (ndr, ride) …gli hanno dato un appuntamento…
GAETANO: e come!…
UOMO: quanto gli ha fatto trovare… a… agli sbirri?… Qualche cinque miliardi?
ALFREDO: …incompr…
GAETANO: …incompr… no…dice che l’aveva appresso li ha visti di dietro… la prima caserma che ha visto dei Carabinieri …al corso Vittorio Emanuele… si è buttato dalla macchina ed è scappato verso la caserma… ora ai suoi cugini li guardavano… e si sono andati a fare un po’ di carcere…
UOMO: proprio questi due non c’entrano niente… tutti due…
GAETANO: …incompr… hanno fatto un lavoro al tribunale… siccome il tribunale era territorio… di… …incompr… e perciò lo guardavano male…
…omissis…
UOMO: ou… questo di qua che si è fatto pentito …incompr… qualche cinque miliardi agli sbirri!
GAETANO: chi è?… u Cangemi?
UOMO: … eh!…
ALFREDO: … incompr… no ma… io mi ricordo di questo CANGEMI ne parlavano tutti male… cuinnutu e sbirru…

Ma non finisce qui, perché Giordano si sarebbe anche messo a disposizione per recuperare voti a favore di un candidato alle Regionali del 2012. Si sarebbe infatti rivolto ai vertici dell’organizzazione mafiosa per il sostegno elettorale di Pietro Vazzana. Quest’ultimo come era già emerso dalle indagini Nuovo Mandamento, era sostenuto anche da Carmelo La Ciura, della famiglia di Monreale poi tratto in arresto. Giordano a quel punto avrebbe ritenuto un bene la mancata elezione. “In caso contrario – scrivono gli inquirenti – ci sarebbe stata la possibilità di evidenziare l’appoggio del mandamento di Villagrazia-Santa Maria di Gesù, chiesto dal fratello del candidato, un avvocato”. “Minchia… con l’avvocato meno male che non abbiamo fatto niente…”, aveva commentato Giordano. “Ma non è che hai parlato di…picciuli! … pì i sardella (ndr, soldi)…ci ho parlato io … trentamila… fuoru!”. Nessuno sconto, nonostante la proposta di diecimila euro meno: ”Ventimila non è… ni l’avievamu a stuiare … non ci mettevamo!”. Ma l’intervento del direttore di sala non portò a grandi risultati alle elezioni: “ Minchia ma nemmeno voti ha preso!”, fu il commento finale.

Il sovrintendente del Teatro Massimo, Francesco Giambrone, d’intesa con il sindaco-presidente Leoluca Orlando, ha sospeso il direttore di sala Alfredo Giordano, arrestato su disposizione della procura di Palermo nell’ambito di un’inchiesta antimafia. La Fondazione che – come gli inquirenti hanno chiarito – è completamente estranea all’inchiesta, si costituirà parte civile nell’eventuale giudizio.

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