‘Prima la senatrice Finocchiaro, capogruppo del Pd al Senato, afferma che ‘se gli atti processuali diranno che Lombardo e’ colpevole e’ inevitabile che il Partito Democratico esca dal governo tecnico della Regione Sicilia’, poi il segretario Bersani afferma che ‘il Pd sara’ intransigente se a carico del Presidente Lombardo dovessero arrivare accuse piu’ circostanziate’. Ora, io, mi chiedo, cosa ci potrebbe essere di piu’ circostanziato della richiesta di voti e di soldi e delle intercettazioni che ricostruiscono i rapporti tra Cosa nostra e i fratelli Angelo e Raffaele Lombardo, per rendere evidente la fondatezza dell’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa?”.
Cosi’ il co-coordinatore regionale del Pdl in Sicilia, Domenico Nania, che continua nella nota: ”Se l’accusa fosse ancora piu’ circostanziata non saremmo di fronte al concorso in associazione mafiosa, anziche’ di fronte al concorso esterno in associazione mafiosa? A questo punto, se il Pd non fa chiarezza vuole dire che ce n’e’ uno di lotta quando e’ all’opposizione e chiede le dimissione di un semplice indagato e uno di governo che pretende accuse super circostanziate o addirittura la colpevolezza (accertata da chi e come? con sentenza? dai giudici dopo che gli elettori avranno bocciato l’ammucchiata e il ribaltone?) per dissociarsi dall’indagato”. ”Se il Pd continua su questa strada al peggio non c’e’ mai fine – conclude – e la democrazia diventa veramente a rischio perche’ si assiste alla mutazione antropologica di partiti politici che dicono una cosa e ne fanno un’altra, a convenienza”.
Al governo della Regione siciliana c’e’ un presidente eletto con il centrodestra ma che governa con la sinistra, e questo la dice tutta sull’inaccettabilita’ di una vicenda che tradisce il mandato del popolo e realizza un ribaltone. Anche in questo caso, se Lombardo volesse essere trasparente dovrebbe dimettersi e ricandidarsi con la sinistra, che dovrebbe presentare liste accanto a lui e votarlo. Facendo cosi’ a decidere sarebbe il popolo e non i giochini di palazzo. Lo ha detto il ministro alla Giustizia Angelino Alfano, a Taormina.