I sindacati sono a dir poco scettici. L’idea del coinvolgimento di imprenditori cinesi appare l’ennesima carta piazzata sul tavolo da Blutec nella parftita che riguarda sorti dell’ex stabilimento Fiat di Termini Imerese. Risultato: l’annuncio da parte dell’azienda che punterebbe a realizzare mini car e auto elettriche insieme ai produttori cinesi Jiayuan e Xsev non scalda quasi nessuno.
Del resto, a quasi tre anni dalla riapertura dei cancelli, che risale al 2 maggio 2016, le nebbie sono ancora fitte sull’effettivo rilancio dell’industria dell’auto e sul piano che doveva garantire la conversione produttiva in direzione dell’auto verde.
Quei cancelli erano stati chiusi per volontà di Sergio Marchionne il 24 novembre 2011, archiviando la quarantennale storia siciliana della Fiat.
Cinque anni di cassa integrazione
Poi erano arrivati cavalieri improbabili e senza futuro. Fino alla Blutec e alla sua ‘missione green’.
Secondo l’azienda in settimana dovrebbero farsi vedere i dirigenti delle società cinesi. “Apprezziamo lo sforzo – dice scettico Enzo Comella, segretario della Uilm Palermo – ma ricordiamo a Blutec che gli operai sono in cassa integrazione da ben cinque anni e nulla si è mai concretizzato sino ad oggi”.
“Chiediamo risposte concrete e non annunci spot”, scandiscono i sindacati. Mettere in produzione nuovi mezzi, ammesso che gli incontri vadano a buon fine, è tutto da verificare. L’unica nota positiva è la volontà del governo nazionale di mantenere un tavolo permanente.
Poche certezze
Di “piano di carta” parla la Fiom Cgil, perché non c’è solo l’ipotesi cinese a tenere freddi i motori di Termini Imerese.
C’è anche slittamento del progetto Doblò e la lunga attesa dell’assegnazione della gara per il veicolo delle Poste italiane.
Pur se fosse confermata la partnership cinese, questa da sola non darebbe le certezze necessarie per il completo riassorbimento dei lavoratori.
Cosa dice il Decretone
Soprattutto, “non è assolutamente chiara l’assunzione di responsabilità di Fca” chiamata in causa dal ministro Luigi Di Maio, ma che oggi era assente e non si sa in che modo il suo intervento – il solo che per i sindacati consentirebbe una vera svolta – dovrebbe realizzarsi.
Nel Decretone ci sono i 6 mesi di cigs per lavoratori: anticipo di sei mesi della cassa integrazione straordinaria per garantire il sostegno al reddito ai lavoratori di imprese in crisi con un organico superiore alle 500 unità.
Il vice capo di gabinetto ha comunicato che l’iter parlamentare del decreto sulla cassa integrazione, si dovrebbe concludere entro fine marzo.
Stando così le cose, però, i sindacati non sono convinti che alla scadenza degli ammortizzatori sociali l’azienda riuscirà a portare tutti i lavoratori in azienda, ma la preoccupazione maggiore è per i lavoratori dell’indotto che rischiano più di tutti la continuità di reddito.
Troppe incertezze, considerato che devono essere chiariti i rapporti tra Invitalia e Blutec, soprattutto in merito al piano di rientro delle somme da restituire.
Blutec per le spettanze in sospeso dei lavoratori ha riconosciuto la necessità di un piano di pagamenti che sarà oggetto dell’incontro del 9aprile. Il tempo passa. È l’unica sicurezza per i lavoratori. “Ma – avvertono – non staremo a guardare”.
FONTE
https://www.agi.it/economia/blutec_termini_imerese_fca-5096998/news/2019-03-05/